'SENZA SCUOLA NON AVREMO PIU' VOCE'
Scritto da Michele AbateVenerdì 07 Novembre 2008 00:00
da "Il Crotonese" del 7/10 Novembre 2008 Carfizzi, i bambini dell'elementare scrivono al Presidente della Repubblica
Le lettere allegate alla petizione contro la soppressione del plesso
Trecentodue firme per dire no alla chiusura della scuola a Carfizzi: le hanno raccolte, in poco più di una settimana, i componenti del “Comitato promotore: nella scuola il futuro del paese”.
Carfizzi ancora una volta ha risposto bene. Alla petizione hanno partecipato, giovani e meno giovani, anziani e vecchi, che, con la loro firma, vogliono dire no al ‘taglio’ della scuola di via Gramsci.
Le firme, assieme alla delibera dell’ultimo consiglio comunale, saranno inviate: al Capo dello Stato Giorgio Napolitano, al ministro dell’istruzione Maria Stella Gelmini, al presidente della giunta regionale e del consiglio regionale Agazio Loiero e Giuseppe Bova, all’assessore regionale alla pubblica istruzione, al presidente della provincia di Crotone Sergio Iritale ed al suo assessore all’istruzione Donato Greco, al presidente del consiglio provinciale Roberto Siciliani, all’ufficio scolastico regionale ed al dirigente dell’istituto comprensivo di Pallagorio.
Oltre alla delibera consigliare ed alle firme, anche i piccoli alunni hanno voluto dire la loro. Hanno scritto delle lettere indirizzate alle istituzioni locali e nazionali.
“Carissi Presidenti, scrive Sabrina che frequenta la quarta classe, sono una alunna della scuola di Carfizzi, che adesso è a rischio chiusura. Voi non sapete quante cose si fanno a Carfizzi; le volete sapere?” le elenca la bambina e prima di chiudere la sua lettera scrive: “La nostra scuola è il posto dove noi viviamo il Paese, portiamo tutto quello che i nonni ci dicono e con questo materiale creiamo poesie, canzoni, cd, giornalini, recite ecc. Senza scuola, conclude, il nostro paese non avrà più voce”.
Anche Giuseppe, compagno di classe di Sabrina, vuole il diritto allo studio sia di tutti, “Se la scuola di Carfizzi chiuderà le famiglie si trasferiranno in un altro posto e Carfizzi per noi rimarrà solo un ricordo”.
Maria Pia immagina già Carfizzi senza scuola, “sarà morto, cancellato dalla carta geografica. Quindi sarà un paese senza diritti”.
Jody, alunno di quinta, nella sua lettera si chiede “questo paese cosa diventerà senza scuola? Sarà un paese di vecchi che non potranno più insegnare niente ai loro bambini”.
“Noi bambini dove dobbiamo andare se la scuola di Carfizzi chiuderà? Carfizzi sarà vuota e ci resteranno solo i nonni”, dice Eugenio.
Michela, figlia di ex emigrati rientrati in paese, chiede di restare a Carfizzi, “sono tornata per fare le scuole a Carfizzi e adesso sento che la scuola chiude. Dove devo andare, io voglio stare qui a Carfizzi”. La sua compagna di classe Filomena ricorda i suoi primi giorni di scuola dopo il rientro dei genitori dalla Germania “Appena arrivata, nella classe seconda, ho recitato una fiaba in arbereshe in cui facevo la protagonista ‘Qiqerarela’. Quello per me è stato un momento indimenticabile che mi ha fatto capire che io faccio parte di questo paese e di questa scuola. Non chiudetela!”.
Antonio, invece, sostiene che certe cose le puoi imparare “solo nella nostra scuola, per questo io voglio restare nella scuola di Carfizzi. Io non voglio che la scuola di Carfizzi si chiuda!”.
Giovanni, non capisce perché deve cambiare scuola. Luigi ritiene che senza scuola “Carfizzi sarà senza futuro”. A Nunzia dispiace tanto perché a Carfizzi si vive bene mentre, Isabella fa una richiesta ben precisa alle istituzioni: “perché non venite a conoscerci prima di firmare una carta che chiude la scuola?”.