Controreplica della maestra Leonetti

Martedì 23 Ottobre 2012 00:00

Si riporta integralmente la replica della maestra Leonetti alla lettera del sindaco del 18 ottobre:

Ai Cittadini di Carfizzi e al Sindaco

Mi vedo costretta a replicare alla lettera pubblicata dal sindaco sul sito www.celeste.it il 18 ottobre scorso (non affissa pubblicamente in paese), che nulla ha a che fare con quanto da me esposto, con assoluto rispetto dei fatti e delle persone, nella lettera aperta dell’otto ottobre scorso.
Ho scritto come cittadina di Carfizzi e vengo attaccata come maestra e come consigliere di opposizione.
Mi chiedo quindi chi politicizza, se io o il sindaco, una vicenda che non riguarda e non dovrebbe riguardare i rapporti politici tra maggioranza ed opposizione. Il sindaco si è ben guardato dal far riferimento ai fatti, pur dicendo di voler “smentire un mucchio di falsità”. Tutto quello che pubblicamente ho raccontato non è stato smentito. Il sindaco si è lanciato in una serie di accuse e illazioni, per finire con minacce che io chiedo vengano rese esplicite e pubbliche, così che ognuno possa assumere le proprie responsabilità.
Io mi rifiuto di far parte del clima che in questo periodo avvolge Carfizzi, in cui le cose sono dette e non dette, così da intaccare l’onorabilità e la professionalità delle persone, senza avere il coraggio di parlare a viso aperto, nascondendosi dietro il coinvolgimento delle cosiddette autorità, di qualsiasi tipo, che continuamente il sindaco invoca e dietro cui si nasconde.
La sottoscritta non si nasconde dietro a niente e a nessuno, tanto meno dietro ai bambini che, se mai, cerca in tutti i modi di rendere protagonisti della vita di questo paese.
Non ho bisogno di visibilità: è una dote che possiedo naturalmente e che con molta probabilità è il motivo per cui spesso sono il bersaglio favorito di chi cerca invano di mettersi al centro dell’universo.
Anche in questa occasione è stata volutamente spostata l’attenzione su di me quando invece protagonisti erano solo i bambini, come ben sanno i genitori che li dovevano accompagnare in piazza.
Cosa ci sia di eccessivo nel voler partecipare ad una festa di piazza del proprio paese, che accoglie lo scrittore Carmine Abate, vincitore del Campiello, circondandolo dell’affetto dei bambini vestiti con le cohe arbëreshe, che offrono i loro semplici fiori di carta ballando il ballo tondo, qualcuno me lo dovrebbe spiegare. Perché per evitare questo si siano mobilitate tutte le dirigenze scolastiche resta un mistero ancora da chiarire. Che poi debba essere il sindaco a dire come e con chi un insegnante debba svolgere le sue attività, mi sembra proprio una riedizione di un mediocre e piccolo Minculpop in versione paesana.
Il sindaco, come sempre, si tiene lontano dai fatti perché questi risultano troppo facilmente smentibili. Infatti, riguardo quanto da lui sostenuto circa il mio rifiuto alla proposta dello scrittore Carmine Abate di organizzare un incontro alla scuola di Carfizzi, mi chiedo come possa essere credibile che un insegnante faccia perdere agli alunni un’occasione unica ed irripetibile come quella di incontrare lo scrittore del proprio paese, vincitore del Premio Campiello.
La falsità assoluta di quanto affermato dal sindaco è nei fatti.
E’ vero, lo scrittore Carmine Abate nella conversazione telefonica del 3 ottobre scorso, mi manifestava l’intenzione di visitare la scuola nella mattinata del giorno successivo. Io rispondevo che quella mattina non sarei stata a scuola ma che ci sarebbero state le colleghe ad accoglierlo. Lo scrittore replicava che preferiva rimandare ad altra data, quando sarebbe ritornato a Carfizzi nei mesi di novembre e dicembre. Cosa che mi ha confermato nell’ultimo contatto telefonico avuto in questi giorni.
Questa è la pura e semplice verità dei fatti.
Per quello che mi riguarda Scuola e Cultura sono un binomio inscindibile, il Sindaco ha ampiamente dimostrato che per lui non è così.
Se un evento culturale diventa un’occasione per una parata di “autorità civili e militari” e “non altro”, come sostiene il sindaco, è evidente che non c’è alcuna possibilità di intesa tra due modi diametralmente opposti di concepire la Cultura.
L’invito recapitato a scuola, ribadisco solo in data 1 ottobre 2012, è un semplice invito a partecipare. Non mi è ancora capitato di vedere inviti a manifestazioni che impediscano l’uso della parola, come insistentemente ha ribadito il sindaco. Anche questo fa parte del clima che si respira a Carfizzi, la parola è bandita, sono scomparsi i luoghi e le occasioni in cui le persone avevano modo di confrontarsi e discutere liberamente.
Il sindaco si crede al centro di ogni pensiero o fatto che accade e, con una incredibile arroganza, si attribuisce la competenza di decidere quale iniziativa approvare e quale stigmatizzare, addirittura in cose che riguardano la scuola. Parla di non autorizzazione da parte della Dirigenza scolastica senza sapere di cosa parla. A parte il fatto che l’attività si sarebbe svolta fuori dall’orario scolastico, come ho già precisato nella mia precedente lettera, è sorprendente la visione che il sindaco ha della scuola, praticamente un luogo in cui si incrociano i dictat assoluti e i veti sia da parte di dirigenti che addirittura dello stesso sindaco.
La libertà di insegnamento nell’Italia democratica è un principio sacrosanto e il fatto che il sindaco non lo conosca si commenta da sé. Che poi un tale sindaco si permetta di parlare o di spiegare a me come ci si comporta con i bambini è semplicemente patetico.
Il resto della lettera, in cui mi si accusa di fare “propaganda politica spicciola” e mi si minaccia di parlare con la “dirigenza scolastica provinciale e regionale” del mio operato a scuola, è di una tale bassezza da risultare ripugnante ed è degno solo di chi non ha alcun pudore a mettere la firma su minacce e calunnie senza fondamento.
Sono costernata dal linguaggio e dai toni usati dal sindaco perché dimostrano quanto ormai i rapporti umani in questo paese si siano deteriorati, anche tra persone che vivono qui da sempre.
Chi legge la replica del sindaco capirà le ragioni che mi tengono lontana dal consiglio comunale, dove ogni intervento delle consigliere di minoranza è accolto con atteggiamenti aggressivi, accompagnati da risate di scherno, ostentata indifferenza e disinteresse, davanti a pochissimi cittadini che assistono.
Se si avessero dubbi su quello che ho prima affermato, basta fare una semplice riflessione: se il sindaco non ha alcuna remora a mettere per iscritto parole così pesanti e offensive come quelle pubblicate, si può ben immaginare cosa sia capace di dire in un confronto verbale.
Al di là della strumentalizzazione che di questa vicenda il sindaco sta facendo, la cosa più grave è che, per colpire me, si sia coinvolta la scuola, che deve rimanere un luogo rispettato e protetto da qualsiasi scontro personale e, cosa ancor più grave, il non aver potuto spiegare ai bambini il motivo della loro mancata partecipazione attiva alla festa in onore di Carmine Abate.
Mi chiedo se si ha paura dei bambini perché solo loro ormai riescono a vedere quando il re è nudo.

Carfizzi, 23 ottobre 2012

Mariannina Leonetti