DEMOLITO IL CAMPANILE DI SANTA VENERANDA PER RAGIONI DI SICUREZZA

Scritto da Maria SpadaforaLunedì 11 Giugno 2012 00:00

 

da "Gazzetta del sud" dell'8 giugno 2012

 

“Il mio compito è custodire i miei parrocchiani”. Con quest’affermazione, il parroco di Carfizzi, Don Luigi Valente, ha motivato la demolizione del campanile minore della Chiesa Madre di Santa Veneranda. Da qualche tempo, la torre campanaria ha iniziato a cedere sotto il peso degli anni e delle campane. “Per sicurezza -ha proseguito il parroco – si è deciso per la demolizione, alcuni “pezzi” sono caduti nella proprietà privata che affianca la chiesa”. Il campanile demolito era stato costruito, e aggiunto alla struttura già esistente, nel 1972. Realizzato dal Maestro Francesco Basile per volere dell’allora parroco di Carfizzi, Don Franco Mondellini, una delle tante variazioni che la struttura ha subito negli anni. Una storia poco fortunata contraddistingue questa chiesa dedicata a Santa Veneranda. Nel 1959, la “vera” chiesa, risalente, probabilmente, al 1500, con il campanile a cupola e divisa in tre navate, fu demolita per far spazio all’attuale struttura. Negli anni sono state avviati diversi lavori di manutenzione ordinaria, ma nessun intervento importante, mirato a fortificare la struttura portante della chiesa. A causa delle infiltrazioni d’acqua, negli ultimi anni, hanno iniziato a cedere parti di cornicioni esterni, e una parte del solaio della navata laterale, nel Febbraio del 2010, è crollato una porzione del tetto della sagrestia. L’ultimo cedimento è di questa mattina, Giovedì 7, durante i lavori di pitturazione nella navata centrale, proprio sull’altare, si sono staccate parte dell’intonaco e di alcune pignatte. Alcuni di questi cedimenti sono stati ripristinati grazie alle offerte dei fedeli carfizzoti, poiché, i 180 mila euro che la Regione Calabria aveva stanziato, un paio di anni fa, per il recupero della chiesa, sono stati sospesi qualche mese dopo. “Ho presentato una relazione al Vescovo – conclude Don Luigi - dall’Ufficio Tecnico della Diocesi doveva arrivare una risposta sull’inagibilità, invece ho ricevuto una notifica in cui è specificato che l’immobile non è di proprietà della Diocesi, ma è sotto la giurisdizione del parroco protempore”. Il sacerdote, visibilmente deluso dalla risposta, spera in un aiuto da parte del Vescovo, poiché “una chiesa è un bene che appartiene a tutti e va salvaguardata e messa in sicurezza”.