I VIAGGI DI UN EMIGRATO METAFORA DEL PRESENTE

Scritto da Maria SpadaforaGiovedì 11 Marzo 2010 00:00

 

da "Gazzetta del sud" dell'11 marzo 2010

 

Il nuovo libro di Carmine Abate

   Ogni volta che Carmine Abate pubblica un suo nuovo libro, la gente di Carfizzi, la gente della sua “hora”, non può non provare un moto di orgoglio verso questo scrittore che ha saputo con i suoi libri farsi conoscere e apprezzare in tutta Europa. Lo scrittore è nato a Carfizzi, una piccola comunità arbëreshë del crotonese. Come tanti prima di lui, anche Abate, è emigrato da giovane in Germania. Oggi vive in Trentino, dove insegna. Dal 1984, anno del suo esordio con la raccolta di racconti “ Il muro dei muri”, lo scrittore ha collezionato tanti titoli di successo, vincitori di numerosi premi letterari e tradotti in molti paesi. L’ultimo romanzo, dal bellissimo titolo “Vivere per addizione e altri viaggi”, è appena uscito in libreria, negli Oscar Mondadori. Il nuovo libro è nello stile dei precedenti, ed anche la scelta di racconti brevi è comune a quel piccolo capolavoro, già citato, che è “Il muro dei muri”. Tuttavia “Vivere per addizione e altri viaggi” è una continuazione significativa del percorso emotivo e formativo di Carmine Abate uomo e scrittore, quindi è un’opera fedele allo scrittore che conosciamo, ma in parte significativamente diversa dai temi fin qui trattati da lui stesso. La sua valigia non è più di cartone. Contiene un diploma di laurea in più e forse qualche sogno in meno. Ma il protagonista di questo libro, come il nonno e come il padre, dalla sua terra deve partire. Con la consueta affabulazione rapinosa e una lingua capace di incarnare la pluralità dei luoghi, delle culture e delle esperienze, Carmine Abate narra i viaggi ininterrotti del suo “eroe senza medaglie”: viaggi di andata e di ritorno, nella memoria e nel presente. La vicenda, traboccante di vita vissuta e di poesia, scorre attraverso diciotto racconti intensi, che hanno il respiro e la compattezza di un romanzo. Ispirandosi alla propria biografia ma allargando lo sguardo a una prospettiva universale, Abate racconta l’infanzia in paese, i sapori della cucina arbëreshë, la magia delle antiche rapsodie, gli arrivi al Nord Italia e in Germania. Ma affronta anche temi come la formazione di un senso civico profondo, europeo, e l’incontro con i nuovi migranti, in una Calabria dove gli asili vuoti diventano Centri d’accoglienza. E tra la nostalgia di chi parte e quella di chi resta, la difficile ricerca dell’identità. Infine la comprensione che emigrare non è solo strappo, ferita, ma è soprattutto ricchezza. Che non è inevitabile sentirsi lacerati tra due o più mondi. Che si può vivere, consapevolmente, per addizione.