ALLA SCOPERTA DI HORA E DELLA LINGUA ALBANESE
Scritto da Michele AbateMartedì 23 Febbraio 2010 00:00
da "Il Crotonese" del 23 febbraio 2010
Jean-Arnault Dérens e Laurent Geslin, sono giunti a Carfizzi il 17 febbraio pomeriggio.
Giornalisti francesi, provenienti dalla regione della Bretania, sono originari di una comunità minoritaria.
Lavorano per Rfi (Radio France International) e Le Monde Diplomatique. Per queste due testate fanno i corrispondenti dai Balcani. Per lavoro hanno vissuto in Montenegro, Bosnia, Serbia.
Oltre ad essere giornalisti, Dérens è anche professore di storia scrittore così come Geslin che è anche geografo.
A Carfizzi sono arrivati dopo aver 'attraccato' la loro barca a vela, condotta da Alai Hugues, al porto di Crotone. Su questa barca lunga 17 metri, una 'Vetton 3', vogliono attraversare l'Adriatico: un viaggio a conclusione del quale scriveranno un libro.
Si sono fermati a Crotone perché interessati alle comunità arbereshe e agli immigrati.
Sapevano, infatti, che in questa piccola provincia d'Italia c'erano le comunità di cultura albanofona. Di queste piccoli paesini conoscevano solo il nome di Carfizzi di cui sapevano che era il paese dello scrittore Carmine Abate, del quale hanno letto quasi tutti i romanzi, e null'altro. La tappa crotonese è servita proprio per fare visita e conoscere le comunità minoritarie dell'Alto crotonese.
A Carfizzi sono arrivati in autobus accompagnati dall'assessore Giuseppe Affatati.
Qui, dopo un veloce pranzo, hanno iniziato il loro tour: domande, foto, prime conoscenze, hanno parlato e colloquiato con Michele, Gennaro, Francesco, Nicoletta, Dea, Maria, Nello, Sadiq ed il sindaco Carmine Maio.
"Siamo all'inizio del viaggio - dice Jean Dérens in perfetto italiano (lui parla e capisce anche l'albanese ndc) -. Siamo partiti domenica da Monastir in Tunisia in barca, siamo arrivati mercoledì mattina, verso le 4, a Crotone".
"Continueremmo il nostro viaggio - prosegue nel suo racconto - verso Venezia e Trieste e poi andremo in Croazia, Montenegro, Albania, Grecia e Turchia. Faremmo tutto il giro del Mar Nero, passeremmo dalla Giorgia, dalla Russia e dalla Romania. Abbiamo voluto incominciare con gli arbereshe perchè, per noi sono come una metafora: i movimenti delle popolazioni nel mare Adriatico. Loro hanno già attraversato questo mare. Facendo tappa a Crotone, abbiamo pensato di venire a Carfizzi, la Hora nei libri di Carmine Abate".
Jean e Laurent, durante la loro visita nella piccola comunità albanofona, sono rimasti particolarmente colpiti dalla cordialità dei carfizzoti: "La gente qui è molto gentile, ci ha aiutato tanto - dice Laurent, il fotografo - gente molto aperta. Di solito quando si arriva un piccolo paese - prosegue - si incontra gente riservata invece qui è accogliente, curiosa e di buon senso. Per noi questi tipo di approccio è stato strano, possiamo definirlo scioccante".
Jean-Arnault ha definito l'arbereshe una lingua fragile e minacciata "forse perché, spiega, è una lingua che non è stata scritta. Noi veniamo dalla Bretagna abbiamo la nostra lingua, la Celtica, anche lei una lingua minacciata come tutte le lingue minoritarie europee però, direi che l'arbereshe ha una particolarità: nonostante sia una lingua 'minacciata' la gente qui continua a parlarla e lo fa da circa seicento anni".
Per Jean e Laurent la visita a Carfizzi è stata breve ma, la loro intenzione è tornarci, 'vogliono viverlo di più'.